martedì 24 dicembre 2013

Skin Inverno 2013/2014 - Mark Riden/Takako Kimura

Mark Ryden è uno dei più noti ed apprezzati esponenti del Pop Surrealismo.
Il suo immaginario ci ripropone simbologie raccolte dalle fiabe tradizionali, ma anche infiltrazioni alquanto sincretiche di tradizioni orientali. Simboli religiosi si giustappongono creando un mix colorato ed inquietante. 
Tra le sue muse vi è Cristina Ricci, con il suo viso da bambola, gli occhi così grandi e le piccole labbra da deliziosa marionetta. 
Vediamo sfilare così abbondanti pezzi di carne, coniglietti dal soffice pelo bianco, cui mancano due o più arti, bambine dall'aria innocente immerse in atti di una violenza pulp e posticcia, mostriciattoli delle filastrocche e personaggi ibridi che si affaccendano in una posata pantomima quantomai graziosa ed aggraziata.
Molti quadri del repertorio classico vengono presi come spunto di riflessione e revisione. Qui vediamo una rivisitazione dell'Olimpia, uccellini dai toni Disneyani, icone sacre, animaletti dell'immaginario infantile si stratificano in un zuccheroso ritratto di una alquanto bambolosa ragazzina, che incarna simbolo di femminilità e maternità.
Gli artisti appartenenti a questa corrente (riconosciuta dal mercato dell'arte come tale non troppo tempo fa) utilizzano mescolare iconografie molto variegate, da quelle dei tatuaggi a quelle dei classici cartoni occidentali, dallo stile vintage ad iconografie orientali. Non per niente in Giappone il Pop Surrealismo piace. Combina alcuni dei fattori del Pop Kawaii, privo tuttavia di quella sintesi che trasforma in flat ed essenziale la produzione nippo/asiatica. Nel Pop Surrealismo si eccede invece nel barocchismo da porcellana kitsch della nonna, come giustamente il pop insegna a fare (insomma ognuno con le porcellane sue direbbe mia nonna)
Vita e morte restano invece lo scheletro più o meno sottile su cui costruire.
A questo proposito vi riporto l'esempio del Pop Kawaii di Takako Kimura. Tra le sue opere una in particolare mi piace oggi giustapporre : Recycarnation 
In questa installazione l'artista ha usato animali di pezza realizzati con pellicce e ritrovi animali di bestiole morte, sopratutto sulle strade giapponesi. Raccogliendole come amorevole becchino ridando loro vita sotto forma di peluches super kawaii, ovviamente. L'installazione era poi gestita come una mostra da museo di storia naturale, con le schede scientifiche degli animali esposti e rivivificati. Amo particolarmente questa artista, proprio per la sua capacità di ricollocare, creando lo straniamento, utilizzando sovrapposizioni di elementi simili. Ad esempio i suoi famosissimi Stikers. Adesivi di fogge e consistenze diversissime tra loro ma con comune minimo denominatore l'oggetto che raffigurano, composti a realizzare la sagoma di quello stesso oggetto in grande. Così milioni di coniglietti luccicosi, 3d, morbidi, flat, ripieni di brillantini diventano cellula del corpo di un coniglio formato gigante. Stessa cosa fa con i peluches assemblandoli in sculture che ripropongono in grande la loro micro cellula soffice. E' un po' come dire di cosa sono fatto, di cosa è fatto il Pop Kawaii? O forse anche il pop più in generale. Un assemblaggio giustapposto di micro elementi di ogni origine e provenienza presi da ogni strato e substrato della cultura, a formare una ripetizione gigante di loro stessi. Fino a dire "Sono un coniglio gigate!!" o anche "Sono una graziosa madre-bambina di 45 anni!"
Vedremo quindi due Skins avvicendarsi. E l'inaugurazione di una nuova rubrica, ma non prima di capodanno!

Approfontimenti :



















giovedì 21 novembre 2013

Dal nano da giardino alla social street.





 Contatto, questo sconosciuto. Parola sempre più controversa che oggi, in tempi di social network, diventa quasi ossimorica. Si pensi per esempio ai “contatti facebook”, persone che, in casi estremi, conosciamo solo virtualmente e con le quali non avremo mai l'opportunità di scambiare due chiacchere live. Questi contatti spesso ci vengono persino suggeriti dalla stessa piattaforma, ritenuti compatibili a noi grazie a interessi simili e amicizie comuni. Ma che contatto reale c'è tra noi e loro?
Settembre 2013. Bologna. Federico Bastiani, abitante di Via Fondazza, sente l’esigenza di stabilire un contatto concreto con i propri sconosciuti vicini di casa. L’uomo decide quindi che è arrivato il momento di fare un gesto che al giorno d’oggi ha del rivoluzionario e, dopo aver stampato numerosi volantini e averli sparpagliati per la via, utilizza proprio quel mezzo a costo zero che apparentemente crea lontananza invitando i propri vicini a iscriversi al gruppo facebook creato appositamente che chiama "Residenti in Via Fondazza - Bologna".  Si crea da subito un notevole interesse e un’allegra adesione degli abitanti della via che iniziano a interagire virtualmente tra loro. Il passo dal social network alla conoscenza in carne e ossa è brevissimo e i vicini decidono di conoscersi per poi iniziare a collaborare e aiutarsi dando così vita al fenomeno della social street.  
Questo esperimento è riuscito a crescere valicando i confini della città felsinea e, da fenomeno propriamente bolognese, sta diventando modello per altre città italiane.
A pensarci bene ai tempi dei nostri nonni, seppure in contesti piuttosto popolari, le strade, i quartieri erano naturalmente social, la dimensione di collaborazione e vita comune era la base del buon vicinato. Nell’era dell’individualismo e della virtualizzazione delle relazioni evidentemente c’è chi, forse per maggiore coraggio o per mancanza di alternative, decide di rompere il circolo vizioso e ricominciare dalla propria piccola dimensione a ricostruire quei rapporti che con gli anni si sono rarefatti quasi del tutto. Come non ringraziare quindi i residenti di Via Fondazza per averci dato un’alternativa alla radicalizzazione odierna del “vivi e lascia vivere”.
Da buona cinefila non può che tornarmi alla mente una storia di finzione che parte da basi simili. Mi riferisco al film Le Fabuleux destin d'Amélie Poulain e la frase che probabilmente meglio lo semplifica è pronunciata dalla stessa Amèlie, protagonista della pellicola, che riferendosi al padre, ossessionato dal proprio nano da giardino, afferma:
Meglio consacrarsi agli altri che a un nano da giardino!

Per informazioni sulla social street potete dare un’occhiata al sito http://www.socialstreet.it/

giovedì 14 novembre 2013

Cioccoshow 2013

Dal 13 novembre Piazza Maggiore ospiterà la tanto attesa fiera del cioccolato.
Come seria redazione ci proponiamo spedizioni numerose e puntuali tra gli stand.
Oggi abbiamo degustato il controverso cioccolato salato allo stand Dolce Amaro.
Ve lo segnalo perché non usano aromi o farine, ma polverizzano le spezie pure con il cacao con cui realizzano le tavolette, incartate e pronte per esser regalate o degustate in casa.
La prova del gusto devo dire è stata molto soddisfacente, il cacao ha un aroma intenso, pieno. Il sale si avverte sia come sensazione tattile sulla lingua, leggermente granulosa, che al sapore.
Le altre cioccolate al sale di Cervia che ho provato di solito erano molto sottili, delle sfoglie di cioccolato.
Questa invece ha buona consistenza, per chi cerca soddisfazione oltre che un semplice assaggio.
Le tavolette alle spezie che propongono costano 4 euro. Considerato quanto costano quelle della lindt al super mercato, ci valgono eccome.
Inoltre il ragazzo dello stand è molto gentile ed offre assaggi ben volentieri.
Che dire?
Domani ne compro due: Sale e Mirto. ;)

Oggi fra gli acquisti :
- Cioccolato fondente con frutti rossi nello stand di Cavalsani (perugia) veramente stupendo, un vero agglomerato di frutta ricoperta di cioccolato. Spesa 4,50 scontati dal gentilissimo venditore a 3 euro.
- Canditi di arancia e limone di Sorrento ricoperti di fondente dallo stand di La Dolce. L'arancia non è nulla di speciale, il limone invece devo dire che è ottimo. Il venditore è gentilissimo. Spesa 3.50

Info utili : Dal 13 al 17 novembre - Piazza Maggiore 

L'artista che vi propongo oggi è Tomoko Nagao e le sue opere super flat popkawaii.
Qui il sito dell'artista.
Tomoko realizza rivisitazioni super flat di opere di grandi artisti, ad esempio la Nascita di Venere del Botticelli che invece che da una conchiglia fuoriesce da un nintendo ed il mare è fatto da confezioni di pasta Barilla, Stereotipo italiano per eccellenza.
In occasione della fiera del cioccolato vi propongo invece questa versione del Bacco di Caravaggio che si gusta cupnudle e Nutella. 

giovedì 12 settembre 2013

Skin autunno 2013 - William Morris

Per la Skin autunnale abbiamo scelto una delle magnifiche carte di William Morris, artista e scrittore inglese di fine ottocento,  tra i principali fondatori del movimento Art and Craft (grazie Wikipedia).
Ci interessa sopratutto questa ultima nota. Il movimento in questione era una vera e propria reazione alla spinta feroce dell'industrializzazione inglese di fine ottocento.
In contrapposizione alla riproducibilità a basso costo opponeva infatti metodi di lavoro derivanti dalla tradizione artigiana più antica, trovando nel medioevo l'epoca di maggior purezza e splendore per le arti artigiane.
Erano prediletti dunque materiali preziosi e raffigurazioni ispirate alla miniatura medievale (con in più tutte le influenze estremo-orientali del caso).
La collaborazione secondo lo stile delle corporazioni artigiane medievali, era intesa come essenziale. Egli stesso progettava e realizzava disegni riproducibili in serie, applicabili quindi in diverse lavorazioni.
Si potrebbe pensare che se il nostro Morris fosse ancora vivo, sarebbe di sicuro l'anti - Ikea per eccellenza. Non è propriamente così, dato che è riconosciuto come uno dei precursori del design. L'industrializzazione di fine 800 non aveva di certo ancora assorbito il concetto di dare anche una forma accattivante a ciò che era utile produrre.
Il design contemporaneo deve molto a precursori come Morris, indi per cui, la prossima tremenda tenda a pattern dell'Ikea che andremo a comprare rivolgeremo un pensiero agli stupendi lavori di questo grande designer, piangendo per sommessamente per le nostre scarsissime finanze! 














Approfondimenti :
Morris & Co.
Wu Ming - Il Movimento Arts and Crafts e J.R.R. Tolkien

sabato 13 luglio 2013

Biennale di Venezia - Tappa Estiva (ovvero come sopravvivere a Venezia)

Partenza: Bologna
Arrivo:Venezia
Meta: Biennale dell'Arte (Giardini + Arsenale)

Nella notte tra venerdì e sabato della settimana scorsa sistemo come una formichina operosa il mio cellulare affinché suoni all'impazzata alle 7.40 del giorno dopo.

Ore 8.48 SUONERIAINENARRABILESUONERIAINENARRABILESUONERIAINENARRABILE.
Spalanco le palpebre stupita che la sveglia non vibrasse anche oltre a suonare, quando in un lampo di genio mattutino comprendo che è una telefonata, non l'odiata a sveglia. SHAAAAAAADE!
Che accade? Pronto? Linda?Cazzo cazzissiiiimoooo!!! La Strabip di sveglia non ha suonato!
Equazione impossibile della situazione : Treno alle 9.30 + alzarsilavarsifarevaligia + Tragitto casa mia stazione = 35 minuti a piedi /15 minuti autobus - attesa autobus infinita (sabato con zona a trafficolimitato) = disperazione!
Beh mi amerà Einstein e tutta la fisica quantistica, grazie all'ausilio di super mezzi e super amici arrivo correndo all' impazzata alla stazione, con 5 minuti di margine sulla partenza, lasciando praticamente ogni genere di conforto, pulizia, tolettatura a casa a pianger la mia assenza.
Treno per venezia : 10 euro, qualcosa, preso!
Con spirito di conservazione e programmazione abbiamo scelto una residenza universitaria a metà strada fra stazione e Giardini della Biennale.
Peccato che orientarsi a Venezia corrisponda ad un'arte perduta e non ad una pratica lontanamente scientifica. Iniziamo a vagare seguendo le istruzioni riportate dai nostri potenti mezzi, carta e matita, visto che google maps si rifiutava di adeguarsi alle nostre richieste, ci posizionava allegramente al centro della laguna, si sa, noi donne con la forza di volontà possiamo anche camminare sulle acque!
I numeri civici poi, sono come i gusti dei gelati puffo, non sono mai al puffo! Ovvero non vanno in ordine crescente o decrescente, pari o dispari, sono semplicemente decorazioni murali, come quelle nelle caverne dei primitivi, che solo i postini sanno comprendere.
Consiglio : Prima di andare a Venezia fornitevi di mini mappa STAMPATA del luogo dove dovete recarvi, le indicazioni vaghe vi porteranno ad una lentissima agonia.
Luglio - Venezia Gradi all'ombra 50 gradi, al sole non pervenuti, la nostra strumentazione è impazzita e si è data alla vendita ghiaccioli in Alaska.
Transumando come povere disperate, chiedendo informazioni a 2 veneziani che pietosamente si sono fermati ad imprecarci contro una qualche indicazione, arriviamo dopo un'ora all'idea di chiamare l'ostello per farci venire a prendere. 
Giunte ad orario di pranzo alla prima tappa, ormai in ritardo sulla tabella di marcia, decidiamo di mangiare e rinfrescarci. Alt! Actung! Le stanze non sono pronte! Così disperate bivacchiamo un'altra ora in giardino.
Dopo la lunga attesa permeiamo le agognate stanze... era meglio non permearle.
Mi dilungo in una critica costruttiva del nostro luogo di bivacco : UNA MERDA
La stanza in sé non era male, costando 35 euro a capoccia. Ma era sprovvista di tutto, niente saponi, niente lenzuola, niente asciugamano, niente colazione la mattina, niente massaggiatore privato. Piatto della doccia grigio, non di marmo grigio, grigio e basta. Tavolozza rotta, su cui ho candidamente deciso di non far riposare il mio...il MIO! A fondo pagina i riferimenti per evitare il luogo ameno.

E così inizia la nostra avventura per i vicoli Veneziani, pietra candida, turisti impazziti, abbigliamento talebano per evitare ustioni del 4° e 5° grado nella traversata del lungo laguna. Vagando vagando si giunge finalmente presso una delle locazioni Biennale, una a caso, visto che ormai brancolavamo nel pallido miraggio cocente del riverbero estivo.
Orario di arrivo ai Giardini della biennale : 13.30 - orario previsto 11.30

Cosa abbiamo trovato li? E' un'altra storia =P

Foto di: Maria Lorenzini   Flickr  - Tumblr

Riferimenti: Residenza Universitaria Hostel Abazia, Cannareggio 3547, Cannareggio, 30125 Venezia.

Nota Spese: Treno 20 euro circa con Trenitalia + 35 euro di pernottamento + 15 euro di ingresso giovani per la Biennale (ingresso valido per entrambe le location) + 13 euro in pizzria + 10 euro di bibite e cibo tappafame.






mercoledì 3 luglio 2013

Ritrovati nella notte al cinema in piazza

Caro lei che oggi mi è stato accanto, in terra, sul ribollire pacifico della pavimentazione di Piazza Maggiore,
volevo invitarla a raggiungerci ancora, alla prossima proiezione, magari proprio domani!
E' sempre le stessa storia, epica visione sotto le stelle.
Questa notte, io, la mia cara Linda, e molti cari sconosciuti ce ne siamo stati amabilmente compagni davanti alla proiezione di Roma città aperta, di Rossellini.
Una piazza che diventa troppo piccola, ogni volta, senza il filtro delle spesse poltrone che i cinema di oggi usano per inglobarci ed isolarci il più possibile dalla presenza dei vicini, graditi o sgraditi che siano.
In Piazza maggiore siamo tutti amici, spalla a spalla, culo a piede, testa a gomito, innamorati e partecipi dell'amore gli uni degli altri.
Che gusto incredibile il gioco di smettere di guardare in avanti, e guardarsi intorno, solo qualche secondo, spiando furbescamente l'espressione concentrata di una folla immensa, trovare chi si ripulisce il naso, convinto che il buio gli sia d'aiuto.
Tutti insieme si sospira, come un'orchestra ben diretta.
Tutti insieme ci si agita cercando di leggere tra le teste degli astanti i sottotitoli improvvisi su una frase in tedesco.
Tutti insieme ci si rassegna ad averne letta solo l'inizio o la fine, e quindi sospiro di nuovo, da orchestrali.
Tutti insieme si esplode nell'applauso finale, applauso ignaro dell'effettivo lavoro di restauro che questi film hanno subito per esserci poi riproposti in tutta la loro forza espressiva. Ma è un applauso di vera felicità, come a veder per la prima volta la luna da un pozzo, così grande e vicina che non te l'aspetti, eppure chissà quante volte l'abbiamo ignorata, noiosamente sulla nostra testa.

Come avete capito non ho il coraggio di dir nulla sul film che ha fatto da motore a questa superba meraviglia collettiva. Non ancora, è appena finito... ne sono ancora pieni gli occhi.

Domani alle 18 in sala Cervi si terrà un incontro in cui verrà raccontato il restauro, le motivazioni e le tecniche eseguite. 

Link:
Programma del Cinema Ritrovato

Info:
domani 04/07/2013 ore 18 sala cervi (via riva di reno 72) Il restauro di Roma città aperta

domenica 23 giugno 2013

Sotto le stelle del Cinema - Luigi Ghirri

Ieri sera, sabato 22 Giugno, in Piazza Maggiore sono stati proiettati due documentari di Gianni Celati.
Nella insolita gelida bora Bolognese un pubblico integerrimo si è potuto gustare Strada Provinciale delle Anime (italia '91) e Il mondo di Luigi Ghirri (italia '99).
Nel primo dei due Ghirri compare come fotografo della spedizione/viaggio lungo il corso del fiume Po.
Il documentario ha un sapore insolito per gli habituè del genere, quasi di fatto in casa, anche se nella produzione c'è la Rai, di viaggio in famiglia dato che la combriccola era composta non solo dagli amici di Celati, ma anche da parenti reclutati sul lungofiume. Un viaggio che invece di lodare i luoghi raggiunti li accarezza, nella loro verdissima corrolla di prati e nebbia, pioggia, e sole finalmente alla foce. 
Le poche anime di questo o quel paese che ridono alla domanda : "Perché la gente se ne va da qui?", ma la gente se ne va in un solo modo, alludono allora le vecchie donne rimaste. Quel modo di andarsene decisamente più definitivo di una semplice partenza per la vicina città. 
La voce di Ghirri che ci spiega il suo concetto di paesaggio, o che richiama l'attenzione dei viaggiatori prima di scattare loro una foto, tutti insieme, come nelle gite scolastiche che si fanno da bambini.

L'omaggio a Ghirri nel secondo documentario è difficile da raccontare così, per iscritto. 
Durante le celebrazioni in suo onore a Fontanellato il flusso di ricordi si apre con le immagini del fotografo, contenute nei suoi libri, e per tutto il tempo della celebrazione detteranno l'inquadratura sui critici, familiari, amici, paesi, intervenuti. Sfilando infine su un lenzuolo mosso nel vento, unica luce proiettata nella notte.

Chi è Ghirri?


Ironico, poetico, un Italo Calvino della fotografia... ?

E' un fotografo Italiano, nato e vissuto in Emilia-Romagna, che ha raccontato il territorio a lui familiare, le strade percorse nei giorni comuni, i segni e disegni che più o meno involontariamente segnano il paesaggio della nostra quotidianità, facendone a volte una raccolta tassonomica (?) di cieli ad esempio (Infinito ), che però ci beffano ripetendosi capovolti, per formarne di nuovi, che inglobano elementi passanti per caso, come un'aereo, scattate a volte prive di nubi, bianche, un cielo che chiamiamo cielo solo perché l'autore l'ha messo accanto ad altre foto del cielo in un catalogo di cieli.

Certe volte lo scatto sembra il testimone riflesso e fortuito di momento di incontro tra un poster di vacanze in montagna e qualche passante curioso, o una cornice ed il suo paesaggio, contenuta a sua volta nel suo stesso paesaggio che ne trasborda ordinatamente. Sempre con la freschezza di quella foto che viene bene senza sforzo, per il semplice concatenarsi di luoghi ed esseri umani, ma nelle sue foto quella sensazione di familiarità, di luoghi avvolgenti, di leggerezza sono frutto di idee precise, sono volute non casuali, rese nello scatto attraverso un'inquadratura scelta con sapienza, la luce ottimale e i colori della stampa più adatti a quel che Ghirri ci voleva dire, colori desaturati, morbidi, soffusi che già alludono al ricordo.
Ghirri è un'artista che fa della fotografia il suo medium, non un semplice avventore occasionale del ghirigoro d'ombra perfetto.
Ciò che avviene nella sua fotografia è per un'idea e uno studio teorico ben localizzato nelle nuove teorie su spazi, luoghi e paesaggi che antropologi, etnologi, scrittori, filosofi e poeti andavano delineando nella sua contemporaneità.


Ghirri non si limita a tradurre in visivo i concetti a noi ormai familiari dell' antropologia del vicino, concorre a crearli, a disorientarli, a giustapporli, è parte della rivoluzione teorica atta a stravolgere l'idea del qui e del lì.

Così fa un viaggio per l'italia, senza allontanarsi da casa. Per fare un reportage d'Italia a Ghirri basta andare a Rimini.
Qui realizza la serie In Scala. Sono foto dell'italia.
Perché fotografare venezia ricostruita a Rimini ha valore? Ci prende per il naso? Forse un po', di certo la sua ironia è innegabile, lo spaesamento felice di possedere piazza San Marco con un obiettivo normale, un 50, indagarne le enormità con un macro, una lente che di solito è adatta a fotografare le formiche può invece esser scelta per fotografare il grande leone veneziano. Quante favole si inventano percorrendo queste città a gravità ridotta, che galleggiano in fontane, che appaiono di improvviso dietro un angolo di una siepe di margherite. 

 Ma i viaggi di Luigi Ghirri sono iniziati bene prima, quando fotografava gli atlanti. Un po' come Salgari (Sandokan, ) che immaginava le ambientazioni dei suoi libri senza viaggiarvi fisicamente attraverso, ma navigando su atlanti e letteratura di viaggio di altri esploratori.
Fotografati così da vicino da perder i confini politici, acquisire nella trama delle carte nuove texture, altre da quelle preordinate negli schemi e negli indici, che disegnano terreni non catalogati.
Invenzioni di luoghi che non prendono nome specifico, che restano ritagliati, frammenti da sognare e riempire ogni volta.

Così come le persone che si trovano nelle sue foto sono quasi sempre di spalle, fanno eco al nostro guardare il paesaggio che per noi si diparte dalle loro spalle fino tutto innanzi a loro, per loro invece parte dalla punta di quel loro naso che non vedremo mai. 
Un guardare chi sta guardando, guardarlo insieme, guardare chi guarda e diventa guardato, guardabile, non solo in un gioco sterile di specchi, ma spesso creando ulteriori mondi con la semplice giustapposizione del proprio esserci lì davanti.

Glossario :
Giustapposizione -  mettere vicino senza mescolare da due a più oggetti, concetti, suoni, colori... 
Gli impressionisti giustapponevano due colori magari contrastanti come rosso e blu (che vicini fanno a cazzotti) per ottenere a distanza l'effetto cromatico desiderato, ovvero in questo caso l'illusione di una campitura di colore viola, vibrante e mutevole, poiché la luce che investe il quadro, la posizione da cui lo si guarda ne mutano l'effetto visivo, rendendolo inafferrabile fissativamente, definitivamente.

Link :
Umberto Eco e Paolo Fabbri sulla fotografia (Fabbri parla di Ghirri)
Sincretismi e giustapposizioni, secondo Massimo Canevacci Ribeiro
EVENTI RASSEGNA: La dispersione delle parole - omaggio a Gianni Celati -Eventi a Bologna.
Sotto le stelle del Cinema - Il cinema in Piazza Maggiore